Sotto Tenente Angelo Vidoletti

Nasce a Varese l'11 marzo 1920. Studente della Cattolica, si iscrive ai corsi ufficiali di Pola e viene nominato sottotenente al 3^. Il padre è sotto le armi ed è caduto prigioniero in Africa Settentrionale, questo lo dispensa dal prestare servizio in territori lontani, ma ciononostante parte insieme al 3^ per la sua prima campagna. Prima in Jugoslavia successivamente in Russia col XVIII battaglione. Il 25 dicembre  1941 ad Iwanowskij durante la battaglia di Natale viene ferito prima alla gola e poi al petto ma continua ad incitare i suoi uomini. Insieme a 21 superstiti  del proprio battaglione attende in una isba  i soccorsi in quanto feriti in modo grave e giudicati intrasportabili. Arrivano i soldati russi e cercano per quanto è nelle loro possibilità di aiutarli, ma poco dopo sopraggiunge un commissario politico che si scaglia prima contro i soccorritori e successivamente contro i feriti facendoli trascinare fuori dall'isba, e improvvisato un plotone d'esecuzione li uccide lasciandoli insepolti sulla neve. Si salva solo un bersagliere, il  Caporale Rigo che, fingendosi morto riesce verso sera a trascinarsi da sotto il mucchio di cadaveri, verso una isba, dove una contadina lo nasconde nel pagliaio fino al giorno seguente, dove viene recuperato dai compagni durante il contrattacco.


MEDAGLIA D'ORO AL VALORE MILITARE 
Fonte: Presidenza Della Repubblica 



Data del conferimento: 1941


Alla memoria


motivazione:


Per due volte rifiutava recisamente di essere rimpatriato per rimanere al comando del plotone, da lui forgiato in granitico blocco e guidato con perizia ed ardimento in tutti i fatti d’arme sostenuti in un lungo ciclo operativo dei suo battaglione. Durante una giornata di aspro combattimento, noncurante del violento fuoco di armi automatiche e di mortai nemici, animava del suo stesso entusiasmo i dipendenti, portandosi dove più incombeva la minaccia. Ferito una prima volta alla gola persisteva nell’azione. Colpito nuovamente al petto da una raffica di mitragliatrice, rifiutava il trasporto al posto di medicazione e continuava ad incitare i superstiti alla resistenza. Rimasto sul campo per le gravi ferite riportate e catturato dal nemico, di fronte ad un commissario sovietico che cercava di individuare l’ufficiale, declinava fieramente la sua qualità. Minacciato con la rivoltella abbassava con disprezzo la mano armata del commissario, scopriva il petto, mostrava le ferite e si dichiarava pronto a seguirlo; ma dopo pochi passi compiuti con supremo sforzo, veniva barbaramente trucidato dal vile avversario. Fulgido esempio di eroismo e di salde virtù di italiano. Iwanowskij (Fronte russo), 25 dicembre 1941.

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